In occasione della mostra collettiva
16 Artisti per "Virginia Sancta"
presentata presso il Museo Diocesano di Genova
dal Novembre 2004 al Gennaio 2005
e nell'Oratorio N.S. di Castello di Savona nel Febbraio 2005
il catalogo della mostra si apriva con testi scritti:

  • del Card. Tarcisio Bertone
  • di Suor Maria Daniela Burol, Superiora Generale delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario (Brignoline)
  • di Don Andrea Giusto, Vicario Gen. Diocesi Savona e Noli
  • di Paola Martini
  • di Francesca Centurione Scotto Boschieri
  • di Ombretta Fumagalli Carulli, Accademico Pontificio per le Scienze Sociali, Ordinario di Diritto Canonico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore
e riportava il seguente testo critico di Luciano Caprile

La storia dell’arte non solo italiana è ricca di testimonianze pittoriche dedicate ai sommi cantori e propagatori del verbo di Cristo. Tele anonime e di carattere soprattutto devozionale si affìancano a capolavori di maestri conclamati: le chiese e i santuari sono ricchi di immagini di sofferenza, di contemplazione o di estasi di chi ha percepito la luce divina e la trasmette a coloro che guardano e di riflesso coltivano nel cuore quella speranza di redenzione e di salvezza.
Ma come sorge nella mente e sul pennello la figura del santo? Mancando una fotografia (a meno che non si tratti di un personaggio vissuto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento), occorre rivolgersi ai racconti, alla tradizione e a immagini risolte magari con una qualche fantasia. Oppure succede che l’artista abbandoni ogni presunto rigore iconografico per cercare dentro di sé, nella personale sensibilità e suggestione, il "vero” volto da proporre alla gente. [...]
L’attuale esposizione persegue l’intento di offrire l’interpretazione della Santa Virginia da parte di sedici artisti liguri contemporanei. Ciascuno di costoro ha assimilato questa figura ascetica e l’ha tradotta sulla tela secondo la propria sensibilità e il personalissimo gesto. In tal modo l’icona venerabile si ripropone e si trasforma per una attualità che ci incuriosisce e ci affascina. [...]
Anche Arturo Santillo si avvale del medesimo punto di partenza che poi abbandona come atmosfera e come impianto per sottolineare l’importanza dell’allegoria. La sua Virginia diviene la protagonista di una “Pietas” compositivamente singolare poiché entra nel ruolo della Madre affranta che riceve idealmente il Figlio morto (il corpo non giace sul suo grembo ma è sospeso nell’aria) e con Lui e in Lui accoglie tutti i derelitti che incontra sul cammino.
Il contrasto è reso ancora più evidente dal ricalco volumetrico, tridimensionale, scultoreo che contraddistingue la pittura di Santillo in costante, drammatica fuga verso l’osservatore.